Il fuoco sacro di Roma. Vesta, Romolo, Enea

 AUTORE:  Andrea Carandini     
 CASA EDITRICE: Laterza                                  
 PUBBLICAZIONE: 02 Febbraio 2017                                                    
 PAGINE :   153                                                                            Clicca per acquistare
 LINGUA ORIGINALE: Italiano
 COPERTINA:   Morbida (Brossura)                                                                    
                                                                                                            

 VIDEORECENSIONE:

Parliamo di un autore che ha all’attivo una quantità di libri su Roma niente male, che non solo scrive per spiegarci del passato ma è un archeologo, uno studioso direttamente collegato alle scoperte di cui spesso ci parla nei suoi libri. Per fare un breve resoconto del libro possiamo dire che si focalizza sulla figura delle vestali, di vesta e sui primi personaggi che caratterizzarono Roma, parlandoci degli scavi che hanno portato alla luce il tempio della Dea.

L’editore è Laterza e quella che vedete qui è un’edizione a copertina rigida del 2015, la prima edizione, adesso trovate la versione brossura con la ristampa del 2017 entrambe sono buone edizioni, anche perché parliamo di un editore importante nel panorama italiano dell’editoria.
Dell’autore c’è ben poco da dire, credo che in pochi non lo conoscano, ma per farla breve Carandini è docente di Archeologia e Storia dell’arte greca e Roma presso l’università la sapienza di Roma. E si credenziali non da poco, e le sue conoscenze e la sua attività sul campo la ritroviamo spesso nei suoi libri, nel bene e nel male.

Ho letto recensioni poco confortanti su questo libro anche su cose che io invece ritengo sia importanti. La formattazione è regolare, e ci mancherebbe altro, caratteri grandi da non affaticare la lettura e una suddivisione in capitoli con l’indice in prima pagina che permette di saltare in maniera agevole sull’argomento che più interessa.
Passiamo alle critiche mosse al libro. La più assurda è la presenza di troppe cartine, planimetrie e piani di scavi. Forse non è chiara la professione dell’autore per qualcuno, ma sinceramente io apprezzo notevolmente la presenza di queste pagine perché sono interessanti, perché ci aprono una finestra su cose che da comuni appassionati non vedrebbero o non saprebbero interpretare. Quindi a mio parere la presenza di questi inserti aiuta il libro e la lettura e anzi se non ci fossero il tutto risulterebbe più pesante.
Sulla seconda critica mossa mi devo dire d’accordo. Purtroppo, e capisco che sia una sorta di “deformazione professionale”, come altri autori accademici si tende ad usare il latino senza però lasciare una traduzione che ci faccia capire cosa s’intende. Io purtroppo non ho studiato il latino e quando trovo queste citazioni (se non inserite in nota) devo proseguire senza saperne il significato.

Nelle pagine finali, oltre alla bibliografia e l’indice dei nomi, troviamo alcune tavole che ci presentano monumenti, planimetrie e ricostruzioni di possibili edifici e luoghi sacri dell’epoca. Adoro quando ci sono questo tipo d’informazioni, mi piace entrare nell’argomento in maniera così approfondita.

In conclusione un libro che dovreste avere, perché è un autore che sa bene di ciò che parla. Per quel che riguarda poi le critiche come dico sempre, leggete da voi il libro e giudicate da soli e poi magari fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate.